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Bernardi:Vi dico quando arriverà la neve! Sardella Rai “la volta buona” : i consigli come pulire le foglie delle piante. Inoltre i funghi della neve

Dopo aver visto il video sulle previsioni per i prossimi giorni elaborato dal nostro meteorologo di M.A.Star News24 Stefano Bernardi e quanto avrà da dirci sulle previsioni per il fine settimana e dell’eventualità che questa stasi atmosferica ceda finalmente il passo ad una auspicata dinamicità atmosferica e prima di sapere cosa Luca e Daniela Sardella ci diranno nella consueta rubrica di meteogiardinaggio ripresa dal programma televisivo ” La volta buona” e condotto su RaiUno da Caterina Balivo, facciamo un po’ il punto della situazione sulle conseguenze che ha prodotto e sta tuttora producendo la potente e duratura alta pressione che ha imprigionato il sud-ovest europeo, Italia compresa, in una “cappa” di tempo stabile e con temperature nettamente sopra la media.

Lo facciamo riportando uno studio fatto dalla società meteorologica italiana Nimbus e pubblicato sul canale tematico di Telegram da Andrea Sturbini.
Quelli di Nimbus ci dicono che molte zone di pianura, soprattutto del Nord Italia, dove l’anomalia calda in corso, per quanto sensibile, è attenuata dalle inversioni termiche, non è facile rendersi conto pienamente dell’eccezionalità dell’anticiclone subtropicale che sta interessando il Sud-Ovest europeo.
Nella carta di classificazione statistica delle temperature al livello isobarico di 850 hPa, dunque a circa 1600 m di quota (fonte: PolarWX/Tomer Burg, University of Oklahoma, http://arctic.som.ou.edu/), riscontriamo che i valori termici a quella altitudine sono senza precedenti per fine gennaio sulla Penisola Iberica, almeno nel database di reanalisi ERA-5 dal 1979. Lo stesso vale anche per l’altezza di geopotenziale al livello isobarico di 500 hPa (potremmo dire, semplificando molto, la pressione atmosferica in quota). In sintesi, in almeno 45 anni non si era mai visto un anticiclone dinamico così potente e caldo nel Sud-Ovest europeo nel periodo statisticamente più freddo dell’anno, struttura dalle caratteristiche pienamente estive.

Al suolo le temperature più straordinarie si sono misurate dove è giunto il foehn (vento di caduta dalle Alpi) , rimasto per lo più confinato nelle valli alpine. Citiamo il caso di Susa (Torino), dove la stazione meteorologica Arpa Piemonte (www.arpa.piemonte.it) a quota 520 m, nei giorni scorsi ha misurato una massima di 24,9 °C, primato nella serie iniziata nel 1990 non solo per il mese di gennaio, ma per tutto il trimestre invernale (supera i 23,7 °C del 20 gennaio 2007, e per il trimestre, i 24,1 °C del 29 febbraio 2012).
Il tutto tenendo ben presente i 30,7 °C raggiunti la settimana scorsa nel sud della Spagna e precisamente a Gavarda, nella regione Valenciana anche se almeno altre 40 stazioni sempre in Spagna hanno superato la soglia dei 28°C. In Francia sono state raggiunte punte di 22-23°C con almeno 5 record storici battuti.
In Norvegia, ieri, nella località di Tafijord sono stati raggiunti addirittura 18,7°C.
Si tratta di episodi di entità sostanzialmente sconosciuta in passato, e che ora, via via, entrano a far parte della nuova distribuzione statistica di un clima alterato dalle crescenti concentrazioni di gas serra nell’aria.
Ad onor del vero va comunque precisato che in inverno l’alta pressione non è esclusivo sinonimo di caldo.
A causa delle inversioni termiche, infatti nelle pianure del Nord, nelle vallate e sugli altipiani alpini ed appenninici si sono avute temperature da autentico gelo russo come ad esempio i -14,2°C di Piano delle Cinquemiglia in Abruzzo.
Questa alta pressione, ora, sembra che stia mano mano invecchiando.
Veniamo ora a cosa ci dice Stefano Bernardi circa un possibile quanto auspicato cambiamento e da lui pronosticato da qualche giorno a questa parte.

 

Per farlo in maniera adeguata bisognerà, però, scindere il concetto di determinismo da quello più aleatorio legato al probabilismo.
Un modello deterministico consente di determinare, appunto, un risultato unico e preciso ed è quello più in uso ai previsori del tempo quando ad essere presi in considerazione sono solo pochi giorni.
Un modello probabilistico fornisce una gamma di possibili risultati, ciascuno con una certa probabilità che un fenomeno possa o meno succedere.
Resta ovvio che in meteorologia più ci discostiamo dal punto di vista temporale, più si guarda in là nel tempo, e più è giusto parlare di probabilità e non certezza che un determinato fenomeno possa presentarsi.
Ma veniamo a noi.
Restando nell’ambito deterministico, guardando cioè non oltre il 5 febbraio, potremo tranquillamente dire, sentendo Bernardi, che il tempo, eccezion fatta per il possibile passaggio tra il 2 e 3 febbraio di un corpo nuvoloso di provenienza nordatlantica, resterà così come lo è stato per 20 giorni e cioè con cielo sgombro da nubi significative e temperature sopra la media del periodo.
Volendo scendere ora nel campo probabilistico, andando a guardare cioè oltre il 5 febbraio, potremmo provare a dire che qualcosa o più di qualcosa bolle in pentola.
Tra la fine della prima decade e il compimento della seconda decade di febbraio, l’assetto Barico circolatorio su macroscala Bernardi, aiutato dal Centro di calcolo di Reading ECMWF, lo vede votato ad un tipo di tempo sicuramente più pertinente la stagione invernale e quindi foriero di possibili irruzioni artiche con annesso maltempo e nevicate fino a quote basse.
Parliamo di segnali a lunga scadenza e non di certezze. Ragion per cui bisogna fare attenzione a seguire le evoluzioni che ci saranno e, quindi, l’invito a non perdervi l’appuntamento di giovedì prossimo.

RUBRICA “POLLICE METEOVERDE” LA VOLTA BUONA RAI 1 I CONSIGLI DI LUCA E DANIELA SARDELLA. 

L’inverno porta con sé diversi malanni non solo per noi uomini e donne ma anche per le piante del nostro appartamento.  Giovedì scorso Luca e Daniela  Sardella durante il tradizionale appuntamento settimanale nel programma “La volta buona” condotta da Caterina Balivo, si è parlato di come mettere tutto in sicurezza e rendere più belli i fiori e le piante nel nostro guscio di casa.
Renato Bernardi, invece, ha parlato della  buona e succulenta bevanda si può ricavare dalle arance e dal polline.


Ma veniamo ai consigli di Luca e Daniela Sardella.
Luca, in virtù del caldo prodotto nella stagione invernale dai termosifoni di casa ci invita a umidificare gli ambienti stando attenti a non far mancare mai l’acqua negli umidificatori.
Le piante consiglia di tenerle vicine anche per sfruttare, ci dice il noto conduttore, gli effetti comunicativi dei COV(composti organici volatili) come i terpeni.
Ci sembrerà strano, infatti, ma le piante riescono a comunicare con loro scambiandosi, attraverso i COV appunto, importanti informazioni utili per annunciare la presenza di insetti, patogeni e altri potenziali pericoli. Questo incredibile modo di comunicare permette alle piante non ancora colpite di preservarsi meglio correndo ai ripari.
Sempre Luca Sardella ci “invita” a bere, in senso lato, con le piante.
Fa molto bene alle acidofile come le azalee “gustarsi” un po’ di spremuta d’arancia e alle basofile del caffè. Si, avete capito bene, succo d’arancia e caffé.
Infine la raccomandazione che ci invita a seguire il pollice verde della TV italiana è quella di fare girare continuamente le piante affinché tutte le parti di essa vengano egualmente raggiunti dalla luce del sole. Buona cosa è quella di comporre bene la pianta stando attenti a mettere sempre il sottovaso per non rovinare il pavimento e dell’argilla espansa quale condensatore dell’umidità.
Daniela Sardella ci invita, invece, a pulire le foglie delle nostre piante. Con un panno umido, bagnato con acqua o finanche con il latte per renderle più lucide, si possono pulire quelle che hanno foglie cerose. Con un pennello, invece, quelle con foglie morbide e delicate. Così facendo elimineremo le uova di insetti e quella patina di polvere che si accumula e che ostacola la fotosintesi.
Renato Bernardi, invece, ci ha permesso con il suo modo di interpretare le virtù benefiche delle piante e dei fiori, l’elaborazione di una succosa ed energizzante bevanda ottenuta prendendo 100 ml di succo d’arancia e carota al quale unire un cucchiaino di polline, uno pizzico di curcuma e mezzo cucchiaino di miele.
Questa bevanda la possiamo unire ad un’insalata prodotta con pezzi di frutta tagliata a tocchetti, dei petali di fiori eduli e un filo d’olio extravergine di oliva.

 METEOFUNGHI

Direttamente dal profilo facebook di Nicolò Oppicelli, uno dei più bravi e conosciuti esperti di micologia, riportiamo questo interessante approfondimento sul meteo applicato alla micologia.
I funghi della neve.
I funghi conosciuti come “snowbank fungus” (tradotto alla lettera: funghi dei banchi di neve) sono specie fungine che producono i loro corpi fruttiferi alle soglie della stagione primaverile, vicino a mucchi di neve che si stanno sciogliendo. L’epiteto “snowbank” fu introdotto dal micologo americano William Bridge Cooke nel 1944, descrivendo la flora fungina delle foreste nei dintorni del complesso dello stratovulcano Mount Shasta in California; oltre alla particolare geologia e vegetazione, questa zona è spesso assoggettata a vere e proprie tempeste di neve. Qui, dal 13 al 19 febbraio 1959, venne registrato il record di nevicate avvenuto durante una singola tempesta negli Stati Uniti, con un totale di ben 480 cm cumulati a terra! Questi “funghi snowbank” prosperano in aree dove la neve si accumula e persiste più a lungo, come nelle depressioni del terreno o nelle zone più riparate delle foreste, emergendo spesso mentre la neve sta ancora fondendo, in ambienti ombrosi e boschi di latifoglie o conifere. Proprio in queste zone si crea un microclima favorevole al loro sviluppo, una nicchia ecologica unica e particolare. Si pensa che queste specie si siano o evolute per sfruttare questo modello di fruttificazione, forse come adattamento alle condizioni più secche e calde dell’estate in arrivo, o altresì rifugiate, poiché in tali condizioni risultano meno esposte a possibili predazioni o trovano meno competizione
con altre specie fungine.

( A cura di M. Nardella e S.Bernardi )

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