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Ancora Maltempo estremo sull’Italia! Luca e Daniela Sardella “Rai”: la pianta della dea Venere e della mortadella

Le piogge intense, i fiumi ingrossati, gli straripamenti e le valanghe che stanno caratterizzando il clima degli ultimi giorni e che come abbiamo visto seguono un lungo periodo di siccità, al momento non sappiamo se sarà foriero di benefici o meno per l’agricoltura italiana e i nostri giardini.

Come si dice il troppo stroppia e questo va seriamente considerato.
Quelli che le cronache di questi giorni ci stanno raccontando sono solo alcuni degli effetti del maltempo che ha fatto e che, a quanto pare, non cesserà di esserci almeno per i prossimi giorni. Molte  piogge, come sottolineato dal nostro Meteorologo di M.A.Star News24 dentro la veridicità Stefano Bernardi, sono previste cadere su quasi tutte le regioni d’Italia e con quali conseguenze non è dato sapere.

Metri di neve sulle Alpi e abbondante ma a quote più alte in Appennino.
Il clima sta cambiando e con esso il modo di coltivare i terreni.
Prima di passare a parlare di giardinaggio con Luca Sardella sarà il caso di capire quali conseguenze potrebbe produrre l’alternarsi di lunghi periodi di siccità con brevi pause alluvionali.

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Uno studio fatto dal WWF ci dice che le alterazioni climatiche finiscono per compromettere la resa delle coltivazioni nei campi e causano danni alle strutture e alle infrastrutture delle campagne. Gli eventi estremi hanno quindi conseguenze a cascata sulle funzioni ecologiche, sulle aziende agricole e sul mercato.
Il rapporto ISMEA evidenzia che nel 2023 l’ agroalimentare italiano è sceso al terzo posto nella graduatoria UE per valore di produzione, colpa della siccità senza tregua degli ultimi due anni, che ha peggiorato il posizionamento competitivo nel settore agricolo. La quantità di pomodoro raccolto è calato del 12%. Lo scorso anno è stato un anno horribilis anche per vino e olio. La produzione di olive si è addirittura abbassata del 27%.
Fattori da prendere in seria considerazione e che non potranno non confluire in politiche agricole di adattamento.
Staremo a vedere.
Intanto però cerchiamo di sapere di più qualcosa sul mirto pescando nella saggezza del pollice verde più amato e conosciuto d’Italia.

LUCA E DANIELA SARDELLA E LA PIANTA CHE DIEDE FAMA ALLA DEA VENERE E ALLA MORTADELLA


Nella rubrica di questa settimana dedicata al meteogiardinaggio Luca Sardella, insieme a sua Figlia Daniela, al Paesaggista Alberto Margheriti e allo Chef Renato Margheriti, tratteremo di una importante e profumata pianta.

Nella puntata de “La volta buona” condotta da Caterina Balivo, andata in onda su su Raiuno Giovedi scorso, i quattro moschettieri delle virtù botaniche italiche hanno fatto accademia su uno degli arbusti più aromatici e diffusi dell’area mediterranea: il mirto.

Luca Sardella ha risaltato proprio le prorietà aromatiche di questo arbusto evidenziando l’elevata quantità di terpeni in esso contenuti e capaci di distrarre i suoi potenziali predatori e, nel contempo, attrarre gli insetti, tra i quali e in maniera particolare la api, preposte all’impollinazione e attirate, così come lo sono, da splendidi, profumati e coreografici fiori a forma di stella. Proprio questa caratteristica porta alla produzione di ottimo miele.

Daniela Sardella ci ha un po’ descritto l’etimologia del nome caratterizzante questa specie botanica relegandola alla provenienza greca del termine Myron che significa, appunto, essenza profumata.

Un’altra particolarità del mirto, secondo la figlia del pollice verde più famoso d’italia, è da ricondurre all’etimologia della parola mortadella. Daniela, infatti, riporta il suo significato ad una denominazione data dai sardi al mirto, nella cui Regione domina incontrastato, giacchè ivi chiamato murtas . Da qui il termine mortadella dato allo stesso visto che le bacche erano utilizzate, in luogo del pepe usato oggi, nell’aromitizzazione del famoso insaccato.

Sempre Daniela, saggiamente incalzata dal padre, ha sottolineato altresì l’importanza che ha rivestito questa pianta nella nascita dell’urbe romana. Tito Livio, ci ricorda l’esperta, narrava di una pianta che caratterizzava l’agro dove Romolo e Remo decisero di fondare Roma, vale a dire il mirto.

Interessante è stata la descrizione fatta di questa pianta sempre da Daniela Sardella quando ad essere stata chiamata in causa è stata l’epica storia di Afrodite che a Roma prese il nome di Venere la dea della Bellezza. In Grecia, infatti, fronde di mirto venivano utilizzate per cingere il capo dei condottieri vincitori. La stessa cosa che avvenne per Afrodite il cui capo fu cinto da una corona di mirto da Paride dopo la vittoria ad ella attribuita.

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Il paesaggista Alberto Margheriti ci ha invece erudito descrivendo l’habitat ideale del Mirto. Questa pianta secondo il paesaggista predilige terreni molto sciolti, rocciosi e drenanti. Non ama quindi substrati argillosi come quelli che ritroviamo in Pianura Padana anche se al Nord il mirto può tranquillamente essere crescere su terreni posti in pendenza ed esposti a Sud.Il mirto inoltre può tranquillamente essere coltivato in vasi.

Lo chef Renato Bernardi ha chiuso in bellezza il collegamento parlando di un aperitivo leggero preparato utilizzando arrotolando del salmone marinato nel cui incavo metterci del formaggio di capra e successivamente irrorato con un’emulsione ricavata dal mescolamento di sciroppo di mirto ed olio extravergine d’oliva. Alla fine si distribuisce della frutta secca sminuzzata , cocco in maniera particolare.

Ma vediamo cosa è possibile fare a Marzo.

LA PRIMAVERA SI RISVEGLIA

Con l’avvento di Marzo arriva la Primavera e con essa il risveglio vegetativo. Aumentano le temperature e con esse il bisogno di iniziare ad annaffiare ( dell’annaffiatura tratteremo in maniera specifica negli argomenti che seguono). La temperatura più alta e un maggior soleggiamento favorisce la germinazione delle piante comprese quelle infestanti che vanno eliminate. Attenzione alle temperature pazze di Marzo. Come detto non è remota la possibilità che vi siano gelate tardive e di questo ne va tenuto conto per le semine e/o trapianti da effettuarsi. In questo mese è possibile effettuare la ripicchettatura ( travaso delle piantine nate in vasi più grandi) ad esclusione del pomodoro della melanzana e del peperone i quali andranno direttamente prelevati dal vasetto originario.

QUALI LAVORI EFFETTUARE, COSA SEMINARE E COSA RACCOGLIERE A MARZO

A Marzo possono essere preparate le aree dove seminare e i solchi dove trapiantare le piante. A tal proposito vale la pena ricordare che a Marzo è possibile seminare in serra cetrioli, zucchine, melone, anguria, basilico e pomodori le cui piante vanno poi trapiantate nei mesi successivi e solo se si è al sicuro da eventuali e ulteriori gelate tardive. A tal proposito consigliamo di trapiantare i cipollotti ma solo se il clima esterno lo consente. Sempre a Marzo, durante la luna calante, è possibile seminare l’indivia riccia e il sedano, il cavolo cappuccio e trapiantare in campo aperto la bietola, la cipolla, la cipollina la patata, la lattuga, lo spinacio. Per quanto riguarda i lavori da effettuarsi ricordiamo concimazione e rincalzamento dei porri, degli asparagi, sarchiare dalle piante infestanti e pacciamare piante in vegetazione tra le quali quelle delle fragole.

Con la luna crescente è bene seminare in serra pomodoro, melanzana, peperoni, anguria, basilico, cetriolo, zucchine, zucche; all’aperto salvia, rosmarino, carote, bietole, piselli, fave, prezzemolo e ravanello.

A Marzo è possibile raccogliere sempre in serra lattuga, ravanello e radicchio; nel campo aperto invece è possibile raccogliere cicorie, valerianella, asparagi, carciofi, spinaci e porri.
( a cura di M. Nardella)

 

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