L’attore è morto all’età di 88 anni, era da tempo malato: l’annuncio è stato dato dai tre figli alla France Presse. Stella del cinema, protagonista di film indimenticabili come : “Il Gattopardo” e “Rocco e i suoi fratelli”. Ha avuto un brutto finale di partita, soprattutto per ragioni familiari, al centro di una lite che ha interessato il tribunale tra i figli in polemica sul ricovero del padre, colpito nel 2019 da un ictus, su una protezione giudiziaria per motivi di salute e sul ricovero in una clinica. E c’è anche una donna franco giapponese, Hiromi Rollin, che si presenta come la compagna dell’attore e denuncia i tre figli. Sono tre figli, Anthony, Anouchka e Alain-Fabien, e mentre litigavano il loro famoso padre perdeva sempre più i contatti con la realtà e la vita: a volte è presente a volte assente, gran parte del tempo non sappiamo cosa realmente accade nella sua testa, aveva dichiarato uno dei figli, Alain-Fabien. Secondo gli atti dell’inchiesta, quando nel luglio 2023 un medico lo aveva visitato nella sua residenza di campagna a Douchy, due ore d’auto a sud di Parigi, dove si è spento, Delon aveva faticosamente detto «voglio morire, la vita è finita». Bello e dannato, ribaldo e felino, sciupafemmine e ribelle, segnato da un’adolescenza difficile per i genitori divisi, Alain Delon è destinato ad essere uno sempre espulso da scuola, finché a 17 anni, seguendo un copione quasi predestinato, non si arruola fra i parà in Indocina. Nato sotto il segno dello Scorpione l’8 novembre ‘35 a Sceaux (con tre nomi in più, Fabien, Maurice e Marcel) uscito vivo e corazzato dall’assedio vietnamita di Dien-Bien-Fu, perduta dalla Francia nel ‘54, Delon si avvia verso il cinema, scelto da Yves Allegret che lo vuole killer in «Godot», ‘57. Ma il film che lo impone, eleggendolo sex symbol per la seduzione felina dello sguardo, è «In pieno sole», ’59, di uno dei suoi registi di fiducia, René Clément, nella parte congeniale del Maligno, tratto dal «Talento di Mr. Ripley» della Highsmith (a lui si ispirò Gere per «American gigolò»), rifatto poi nel ’99 con Matt Damon e Jude Law. Aveva il potere magnetico dell’aspetto e le turbolenze della privacy offerta patinata al miglior offerente, ma era anche dotato di grande sensibilità.
Ebbe un infelice romanzo d’amore durato 6 anni con la dolce e infelice Romy Schneider, mitica Sissi, che con lui fece coppia sia al cinema, nell’ambiguo acquatico psico giallo «La piscina» di Deray, sia a teatro nel barocco allestimento di Visconti dell’incestuosa tragedia elisabettiana di Jon Ford «Peccato che sia una sgualdrina». Proprio il regista italiano lo consacra attore espressivo e sensibile in due best seller amatissimi, visti da milioni di persone: «Rocco e i suoi fratelli», che nel ‘60 tramuta Delon in un giovane buono venuto a Milano dalla Lucania (oggi Basilicata) e costretto a tirar di boxe per far campare la famiglia; «Il Gattopardo» in cui è il nobile garibaldino Tancredi, nipote prediletto del principe, che sposa Angelica (la Cardinale) come vuole il romanzo di Tomasi di Lampedusa che Visconti ha trasformato, con costoso perfezionismo da maestro, nel nostro «Via col vento», con un ballo finale in stile Guèrmantes.
Da qui Delon, forte del carisma da vita romanzesca, prosegue la felice strada italo-francese: da «Che gioia vivere!», di Clément, brillante commedia sugli anarchici, a «L’eclisse» in cui Antonioni lo vede come un agente di borsa che tenta invano di amare Monica Vitti nella solitudine esistenziale di una vera eclisse. È un divo che funzionerà nelle avventure popolari («Colpo grosso al casinò» e «Il clan dei siciliani» col “nonno” Gabin), ma anche nel cinema d’autore, come il capolavoro di Losey «Mr. Klein» in cui è un cittadino che s’identifica, senza esserlo, in un ebreo e sale sul treno per Auschwitz (con lo stesso regista sarà il sicario staliniano che uccide Trotzky-Burton). Attivo freneticamente in ogni campo, tanto da lanciare una linea di profumi e mobili imperiali super rococò, Delon non si limita ad essere un attore a rapida presa emotiva, come nei magnifici gialli di Melville «Frank Costello faccia d’angelo» «I senza nome», «Notte sulla città», trittico di spie e flic su lividi paesaggi; offre in anticipo sui tempi le sue iniziali come griffe per variopinte attività, oltre ad allevare cavalli, cani, organizzare match di boxe, coltivare amicizie pericolose.