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Euro digitale tra incognita privacy

La Banca Centrale Europea (BCE) stringe sui tempi per lanciare l’euro digitale, un’innovazione destinata a cambiare le abitudini quotidiane di quasi 350 milioni di persone in venti stati. Se ne parla da anni e in pochi ne conoscono le caratteristiche essenziali all’infuori della ristretta cerchia degli addetti ai lavori. Un’aria di mistero che non aiuta ad avvicinare l’opinione pubblica a quella che sarebbe un’invenzione “disruptive” come poche nella storia dell’economia. In questi giorni ne hanno discusso due dei principali banchieri centrali di Francoforte: l’italiano Fabio Panetta e il tedesco Joachim Nagel.

I pagamenti elettronici con carta sono offerti oggi da colossi come Visa, MasterCard e American Express. Essi sono soggetti privati e americani. La BCE non vuole affidare il futuro degli scambi a pochi oligopolisti, per giunta non del nostro continente. Creerebbe allo scopo un’infrastruttura pubblica e a costo zero. Questo è l’aspetto che dovrebbe maggiormente interessare il cittadino sul piano strettamente economico.

Mentre oggi paghiamo per effettuare o ricevere un pagamento, in futuro con l’euro digitale tutto ciò avverrebbe gratis. E questo di per sé agevolerebbe i pagamenti elettronici, ad oggi limitati dai costi. Il contante avrà minore appeal. Fin qui, la parte vantaggiosa a favore del cittadino. Lo stesso Nagel, tuttavia, riconosce l’esistenza di alcuni rischi. Il primo rischio riguarda la privacy. Il contante ha il pregio di garantire l’assoluto anonimato alle parti che regolano uno scambio. Per quanto anni di informazione finanziaria a favore dei pagamenti digitali ci abbiano fatto il lavaggio del cervello, questo è un valore da tutelare. Pensate all’eventualità che un regime controlli le vite dei suoi cittadini, restringendone le libertà. La BCE starebbe studiando il modo di minimizzare il rischio di violazione della privacy. Non dovrebbe essere nelle condizioni di accedere al “data trail” dei pagamenti, anche se al contempo ritiene che questi sia essenziale per la lotta all’evasione fiscale, alla criminalità organizzata e al terrorismo. Due esigenze contrapposte che non trovano ad oggi una soluzione di possibile compromesso. C’è un altro rischio notato dal tedesco e di cui si dibatte da tempo. L’euro digitale consentirebbe ai cittadini di depositare direttamente presso la BCE i loro risparmi, ricevendo in cambio un certo tasso di interesse. Se così, le banche commerciali perderebbero almeno parte della liquidità di cui oggi dispongono grazie ai conti correnti dei clienti. A tale fine, Francoforte limiterebbe gli importi accreditabili presso i suoi sportelli. In passato, si era parlato di 3.000 euro per ogni risparmiatore. Ad occhio e croce, se tutti i cittadini dell’Eurozona sfruttassero una tale opportunità, fino a 1.000 miliardi uscirebbero dalle banche commerciali per essere dirottati in favore della BCE.

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