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Olio d’oliva, prezzi alle stelle

Raccolta in calo, prezzi alle stelle e rischio di discesa dei consumi. Per l’olio italiano il momento è decisamente difficile. E’ quindi in un clima meno festoso del solito che si celebra oggi la Giornata mondiale dell’olivo. Un evento, introdotto dall’UNESCO nel 2019, generalmente celebrato il 26 del mese e questo anno anticipato, che punta i riflettori sul prodotto che, più di tanti altri, accomuna terre, storia, popolazioni e cultura gastronomica del Mediterraneo. “Giornata di fondamentale importanza – esordisce Nicola di Noia, direttore generale Unaprol (Consorzio Olivicolo Italiano) -. L’ulivo non solo produce olio e olive, ma anche bellezza e patrimonio storico paesaggistico. Rappresenta ciò che per il nostro paese è fondamentale, l’Italia senza ulivi non è la stessa cosa. Tutelarne la coltivazione significa supportare la nostra grande opportunità economica che è il turismo”. Ma il secolare albero, simbolo universale di pace ma anche coltura rappresentativa del nostro bacino sta soffrendo negli ultimi anni le avversità del cambiamento climatico, dalla siccità agli agenti patogeni, che si riflettono su uno degli alimenti simbolo della Dieta mediterranea, l’olio extravergine di oliva, e sul suo prezzo.Condizioni che stanno portando, soprattutto con l’ultima campagna olearia, pesanti ripercussioni sul mercato con aumento di prezzo in ogni segmento, dalla borsa merci agli scaffali della grande distribuzione, aggravate dal peso della caduta. Già lo scorso agosto la Borsa Merci Telematica Italiana registrava per il comparto oleario un’importante ascesa dei prezzi, soprattutto sulla piazza di tendenza di Bari. Dati che avevano messo in allerta il mercato e la distribuzione, in un momento in cui campagna olearia e raccolta non erano ancora iniziate. La tensione sui mercati si fervorava con le proiezioni, sia in Italia che dall’estero con particolare riferimento alla Spagna e alla grave siccità che stava colpendo, non per il primo anno, le colture intensive. È bastato a chiunque fare un rapido giro fra gli scaffali della grande distribuzione per accorgersi di quanto l’olio evo sia aumentato nella vendita al dettaglio. Situazione che pesa sul carrello dei consumatori, sia negli acquisti domestici che nella ristorazione. Secondo Altroconsumo, a inizio anno il prezzo medio dell’olio extravergine di oliva si attestava a 5,62 €/litro ed è aumentato del 30% in agosto, raggiungendo i 7,21 euro; una crescita che si percepisce ancora più evidente confrontano i prezzi con la media di agosto ’22 con un rincaro del 42%, o ancora di più con fine estate ’21 con un aumento del 61%. E la situazione non accenna a migliorare, anzi. Secondo l’ISMEA, Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, l’olio evo provenienza Spagna attesta il suo prezzo a 7,75€/kg (secondo il dato del 17/11/23 sulla piazza di Firenze), mentre quello italiano non scende al di sotto di 8,05€/kg, sulla piazza di Foggia al 16/11/23, con rilevazioni più alte per le DOP che raggiungono i 15,50€/kg per l’olio evo dop Garda, sulla piazza di Verona (tutti le cifre si intendono franco azienda). A conferma della situazione la Borsa Merci di Bari ha rilevato il 14 novembre quotazioni per l’extravergine con acidità massima 0,4% tra 7,90 e 8,50€/kg (iva esclusa).“In un’annata come questa, dove il prezzo si è alzato per le congiunture mondiali, dobbiamo fare ancora più attenzioni a scegliere l’olio – sottolinea Di Noia – E non direzionare gli acquisti verso prodotti simili, ma completamente diversi”. Tirare la riga sulle produzioni non è ancora del tutto possibile: “La Puglia è ancora in piena raccolta, un po’ anche la Calabria – ha aggiunto Di Noia – Per noi non è stata un’annata negativa per la quantità, proprio perché Puglia, Sicilia e Calabria hanno retto l’impatto. L’Italia centrale e il Nord purtroppo hanno avuto un’annata di scarsa produzione”. Momento critico che pone l’olio extravergine di oliva italiano davanti alla sfida di riposizionarsi nel carrello, nei consumi e soprattutto nella mente dei consumatori. “Lo scenario che abbiamo di fronte è, anche per la prossima campagna, estremamente complicato – aveva anticipato pochi giorni fa Anna Cane, presidente del gruppo olio d’oliva di Assitol, l’Associazione Italiana dell’Industria Olearia – La riduzione delle quantità di olio e l’aumento delle quote, all’interno di uno scenario di inflazione e incertezza economica, fanno temere che i consumatori si allontanino da questo prodotto. In realtà l’olio evo è stato vittima del tempo delle vendite sottocosto, finora è stato pagato troppo poco. Per anni la filiera ha lavorato ai limiti della sostenibilità economica e ha visto i suoi margini compressi verso il basso. Non possiamo continuare a trattarlo come merce. Al contrario questo è il momento adatto per marcare la sua differenza rispetto ad altri grassi e condimenti”. Discorso che non fa una piega, ma che si scontra con i conti di fine mese e gli scontrini al supermercato: “Comprendiamo i consumatori alle prese con il caro-vita – ammette la presidente del gruppo olio d’oliva di Assitol – Ma come hanno rilevato di recenti importanti rappresentanti del mondo medico e della ricerca, mangiare peggio per risparmiare significa spendere di più in futuro per riparare ai danni della scorretta alimentazione”. Non solo preoccupazione quella che aleggia nel mondo della produzione olearia italiana, e internazionale. Da un lato il ruolo benefico che ha l’olio extravergine di oliva è sempre più riconosciuto dall’altro la celebrazione dell’importante ricorrenza mondiale che pone al centro del dibattito il ruolo delle donne nella filiera olivicola e olearia con un convegno che si terrà a Madrid . “Ulivo e donne hanno molto in comune – ha voluto sottolineare Anna Cane – La resilienza di questo albero, così carico di simboli, è la stessa di noi donne che da secoli abbiamo imparato a resistere e ricostruire, spesso ripartendo dalle macerie. Dedicare la Giornata mondiale dell’ulivo alle donne dell’olio d’oliva non è quindi una scelta casuale. A questo settore, ieri come oggi, le donne offrono la loro di fare, la capacità di voglia di cura e la volontà di cambiamento”.

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